La Prima Guerra Mondiale aveva lasciato il Friuli in uno stato di devastazione e rinnovata fragilità, segnando profondamente il nostro territorio e le nostre comunità. Dopo quel conflitto, le ferite della Grande Guerra sembravano lontane, ma la Seconda Guerra Mondiale, scoppiata nel 1939, portò nuove sfide e sofferenze per il Friuli. In questo articolo, esploreremo come questo tumultuoso periodo storico influenzò il Friuli, tra distruzioni, occupazioni e la straordinaria resilienza della nostra gente.
Il Preludio della Seconda Guerra Mondiale
Nel periodo interbellico, il Friuli, come gran parte d’Italia, visse sotto il regime fascista di Benito Mussolini. La tensione in Europa cresceva e, con l’invasione della Polonia nel 1939, il mondo si lanciò nuovamente nel caos della guerra. Per il Friuli, situato al confine con l’Austria e la Jugoslavia, la situazione era particolarmente delicata. La strategica posizione geografica lo rendeva un punto focale per le operazioni militari e le manovre strategiche durante il conflitto.
La Tragedia della Seconda Guerra Mondiale in Friuli
All’inizio della guerra, il Friuli fu immediatamente coinvolto nelle operazioni militari. La Campagna d’Italia e le sue successive battaglie furono devastanti per il territorio. Le città e i villaggi friulani furono pesantemente bombardati, e Udine, il capoluogo regionale, non fece eccezione. Le incursioni aeree causarono danni significativi agli edifici storici e alle infrastrutture, lasciando cicatrici visibili nel paesaggio urbano.
Ma le sofferenze non si limitarono solo ai danni materiali. La popolazione civile subì una durezza inaudita. La guerra portò con sé una drammatica carenza di risorse, inflazione e disoccupazione. I civili furono costretti a far fronte a requisizioni di beni e cibo, e molti furono costretti ad abbandonare le proprie case per sfuggire ai combattimenti.
L’Occupazione e la Resistenza
Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia si trovò divisa in due. Il Friuli passò sotto il controllo delle truppe tedesche, che instaurarono un regime di occupazione brutale. Le forze di occupazione naziste instaurarono un sistema di repressione severa, con rastrellamenti, arresti e deportazioni. La vita quotidiana divenne una lotta per la sopravvivenza, e il Friuli dovette affrontare l’oppressione e la paura.
Durante questo periodo di occupazione, il Friuli divenne anche il teatro della Repubblica Libera della Carnia. Fondata nel settembre 1944 dai partigiani della zona, questa repubblica rappresentava un’esperienza unica di governo autonomo e resistenza nel cuore delle Alpi Carniche. Sotto la guida di Mario Lizzero, conosciuto come “Andrea”, la Repubblica Libera della Carnia cercò di amministrare la giustizia, l’istruzione e la distribuzione delle risorse in un periodo di estrema difficoltà. La Repubblica si estendeva su un’area di oltre 2.000 km² e comprendeva 40 comuni.
La Repubblica Libera della Carnia si caratterizzò per un’intensa attività amministrativa e civile. Nonostante il breve periodo di vita, riuscì a costituire scuole, a riattivare servizi pubblici e a distribuire alimenti alla popolazione. I partigiani della Carnia organizzarono una resistenza tenace contro le forze occupanti, cercando di difendere la libertà conquistata. Tuttavia, questa esperienza autonoma durò solo fino all’ottobre 1944, quando un massiccio contrattacco nazifascista riportò l’area sotto il controllo tedesco.
I Cosacchi in Friuli
In questo contesto complesso, i Cosacchi, soldati dell’Armata Rossa, si stabilirono in alcuni territori friulani dopo la ritirata dall’Italia. La presenza dei Cosacchi fu il risultato di un accordo con i tedeschi, che li utilizzarono come forza di occupazione contro i partigiani e la popolazione locale. I Cosacchi, con le loro famiglie, occuparono la Carnia e alcune zone limitrofe, instaurando una sorta di dominio parallelo. La loro presenza era spesso caratterizzata da saccheggi e violenze contro la popolazione civile, aggravando ulteriormente la situazione già drammatica della regione .
La fine dell’occupazione cosacca avvenne nel maggio 1945, quando le forze alleate e i partigiani locali liberarono il Friuli. I Cosacchi, vedendo imminente la sconfitta, abbandonarono i territori friulani e molti di loro furono successivamente consegnati dai britannici alle autorità sovietiche, un evento tragico noto come il Rimpatrio forzato dei Cosacchi.
Le Portatrici Carniche e l’Eccidio di Porzus
Un gruppo di donne che merita particolare riconoscimento è quello delle portatrici carniche. Provenienti dalle aree montane, queste donne coraggiose trasportavano rifornimenti e medicinali ai partigiani attraverso i sentieri delle Alpi Carniche. Il loro contributo fu fondamentale per la resistenza, nonostante i rischi enormi, tra cui il freddo, la fame e le incursioni nemiche. Oggi, il Monumento alle Portatrici Carniche a Timau onora il loro sacrificio e il loro eroismo, ricordando a tutti il ruolo cruciale che hanno svolto nella lotta per la libertà.
La scrittrice friulana Ilaria Tuti, con il suo libro “Fiore di Roccia”, rende vivo ancora oggi il sacrificio di queste portatrici e l’amore con cui hanno affrontato il loro impegno. Spicca la figura di Maria Plozner Mentil, uccisa da un cecchino austroungarico durante una delle sue tante ascese per il trasporto dei viveri. Nel 1997, Oscar Luigi Scalfaro le conferì la Medaglia d’oro al valor militare, e oggi è l’unica donna a cui è dedicata una caserma.
Un episodio tragico e significativo della guerra in Friuli fu l’eccidio di Porzus, avvenuto il 7 febbraio 1945. In questo atroce evento, le forze partigiane comuniste, guidate dal comandante Mario Toffanin (nome di battaglia “Giacca”), sterminarono un gruppo di partigiani anticomunisti della brigata “Osoppo” in un’azione di repressione interna. Questo eccidio rappresentò una delle pagine più scure della guerra civile italiana e un episodio doloroso nella storia della resistenza friulana.
Il Massacro di Avasinis
Un altro episodio terribile fu il massacro di Avasinis. Il 2 maggio 1945, un giorno prima della fine ufficiale della guerra in Italia, le truppe naziste compirono un eccidio nel piccolo paese di Avasinis, uccidendo brutalmente 51 civili, tra cui donne e bambini. Questo atto di vendetta fu una delle ultime atrocità compiute dai nazisti in ritirata, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva della comunità friulana.
La Liberazione e le Conseguenze
La liberazione del Friuli avvenne il 1° maggio 1945, quando le forze alleate e i partigiani locali riuscirono a scacciare le truppe tedesche e a riportare la pace nella regione. Tuttavia, la liberazione non significò immediata tranquillità. Il Friuli si trovò a dover affrontare le gravi conseguenze del conflitto: le città erano in gran parte distrutte, e l’economia regionale era stata messa in ginocchio.
La ricostruzione del Friuli fu un compito arduo e lungo. Il governo italiano, supportato da aiuti internazionali e dalla determinazione della popolazione locale, intraprese un impegnativo processo di ricostruzione. La popolazione friulana dimostrò una straordinaria resilienza, lavorando instancabilmente per riportare la propria terra alla normalità e per ricostruire le proprie vite.
Eredità e Memoria della Seconda Guerra Mondiale
Oggi, il Friuli ricorda il suo passato attraverso monumenti, memoriali e celebrazioni che onorano la memoria di coloro che hanno vissuto e combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Musei e mostre raccontano le storie di eroismo e sofferenza, mantenendo viva la memoria di questo periodo cruciale. Ogni anno, numerose manifestazioni ed eventi commemorativi si tengono per rendere omaggio ai caduti e ai sopravvissuti, educare le nuove generazioni e preservare la memoria collettiva.
Il Friuli, come molte altre regioni europee, ha vissuto un periodo di intensa tragedia e speranza durante la Seconda Guerra Mondiale. La nostra terra ha visto devastazioni inimmaginabili, ma ha anche dimostrato una resilienza e una forza incredibili. Ricordare e riflettere su questi eventi non è solo un esercizio di memoria storica, ma un modo per comprendere meglio il valore della pace e l’importanza di costruire una società giusta e solidale. Le cicatrici lasciate dalla guerra sono ancora visibili, ma la storia del Friuli è anche una testimonianza di speranza e rinascita.
Se vuoi approfondire l’impatto della Prima Guerra Mondiale sul Friuli, leggi l’articolo relativo per scoprire le radici di questa storia travagliata e il contesto in cui la Seconda Guerra Mondiale si è innestata.
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